Non sono Fiat, ma hanno molto – a volte tutto – delle auto del Lingotto: il motore, il pianale, talora la carrozzeria, solo in parte o profondamente rivista. Sono i modelli che nei decenni passati la Casa torinese faceva costruire su licenza all’estero, spesso per dribblare dazi e dogane e penetrare più agevolmente sui mercati oltre frontiera. Erano anni per certi versi più facili di quelli che viviamo oggi. Certo, la concorrenza era limitata oltre che concentrata essenzialmente in Europa. Con questi trapianti la Fiat, che dal primo dopoguerra sino alla metà degli anni 70 aveva una presenza continentale di assoluro rilievo sul piano industriale, è riuscita a mettere in macchina un pubblico che parlava lingue diversissime: dal francese allo spagnolo, dal tedesco al russo. Nella gallery troverete una rassegna simbolica e, giocoforza, parziale, di alcuni di questi modelli nati Fiat e diventati qualcos'altro: alcuni tradiscono, esteticamente parlando, le loro origini, altri hanno una base meccanica comune interpretata in modo differente, con importanti disparità rispetto ai nostri listini.